Report Centro Studi Confindustria Catania Rincari Energetici e Materie Prime
L’analisi del Centro studi di Confindustria Catania rileva aumenti non più sostenibili dalle imprese
In soli 12 mesi il costo dell’energia elettrica è schizzato da 60 a 300 euro per megawattora. Le perdite che le aziende del sistema produttivo catanese prevedono nel 2022 a causa del rincaro energetico si aggirano in media intorno al 5% del fatturato, nell’ambito di una forbice che va dall’1 al 9%. Mentre quelle causate dal caro-materie prime toccheranno circa il 10%. Questo quanto rileva un’indagine del Centro studi di Confindustria Catania condotta tra le imprese associate. Un aumento dei prezzi energetici trasversale a tutto il sistema produttivo che colpisce in particolare le imprese energivore e i settori metalmeccanico, alimentare, ma anche l’hi – tech, il comparto chimico–farmaceutico, gli alberghi e i servizi turistici. Solo nell’ultimo trimestre, le aziende interpellate, hanno dichiarato di aver avuto in media un aumento del costo della bolletta superiore al 72%.
Secondo le stime del Centro studi, nella provincia etnea, tra caro-bollette (più di 200 milioni di euro) e rincari delle materie prime (circa 400 milioni di euro), nel 2022, in assenza di ulteriori misure volte a calmierare i prezzi, si potrebbe determinare una perdita pari al 15% del valore aggiunto prodotto nel territorio etneo.
Una situazione preoccupante – rileva ancora l’indagine dell’associazione – che avrebbe conseguenze anche sui livelli occupazionali. Infatti, la metà delle imprese del campione analizzato, ha riferito, di fronte alla crescita incontrollata dei prezzi dell’energia elettrica e delle materie prime, di valutare come estrema contromisura la contrazione della produzione e conseguentemente dell’occupazione.
L’analisi del Centro studi sottolinea infatti come i soli rincari energetici, equivalgano alla prima tranche di risorse destinate a Catania dal Pnrr, circa 185 milioni di euro. Inoltre, l’escalation dei prezzi potrebbe ridimensionare i benefici di provvedimenti importanti come la “Decontribuzione Sud”, che da sola vale nella provincia etnea un risparmio contributivo di almeno 255 milioni di euro l’anno. Anche per questo – conclude lo studio di Confindustria Catania – diventa sempre più strategico mantenere in vita questo incentivo destinato al Mezzogiorno, che ha assicurato stabilità e mantenimento dei livelli occupazionali, anche oltre l’orizzonte del Quadro Temporaneo degli aiuti di Stato.